Translations of “The Israeli-Hamas war from a geopolitical perspective”

Translations below into German (Andreas Mylaeus), Italian (Weber Potsie) and French (Youri)

Der israelische Krieg gegen die Hamas aus einer geopolitischen Perspektive

Der verheerende Angriff der Hamas auf Israel gestern und Israels Erklärung des totalen Krieges waren heute die Hauptthemen in den westlichen Medien. Einiges von dem, was die Sprachrohre bei CNN, Euronews und der BBC sagen, ist scharfsinnig und wertvoll, viel mehr als ihre Kommentare zum Krieg in der Ukraine, der mein Hauptaugenmerk ist. Ich glaube, dass ich nicht nur deshalb beeindruckt bin, weil es umso leichter ist, die Aussagen des Mainstreams ernst zu nehmen, je weniger man über ein bestimmtes Thema weiß. Nein, was ich über die Versäumnisse des israelischen Geheimdienstes bei diesen Sendern gehört habe, war sehr sinnvoll und scheint glaubwürdig zu sein.

Ich habe es heute im indischen Fernsehen WION gewagt, ein paar Worte über den Konflikt zu sagen, weil ich die Gelegenheit hatte, ihn aus der geopolitischen Perspektive zu betrachten, die im westlichen Mainstream relativ wenig Beachtung findet. Der Link zu diesem Interview wird weiter unten veröffentlicht, sobald er verfügbar ist.

Im Übrigen gibt es zwei Anhaltspunkte, die es rechtfertigen, die geopolitische Perspektive zu überdenken. Das eine ist die Nachricht, dass der Vorsitzende der Arabischen Liga heute zu Gesprächen mit Außenminister Lawrow nach Moskau geflogen ist. Der andere ist die Erklärung eines Beamten im russisch kontrollierten Donbass, dass die Anfang des Jahres an die Ukraine gelieferten NATO-Waffen weiterverkauft wurden und in dem dortigen Krieg, der jetzt im Gange ist, wahrscheinlich gegen Israel eingesetzt werden. Das erinnert an die Äußerungen von Benjamin Netanjahu im vergangenen Juli, wonach die Palästinenser bekanntlich Panzerabwehrwaffen, vermutlich Javelins, von den Ukrainern bezogen haben. Das ist nicht unerheblich, denn die Israelis werden Panzer in den Gazastreifen verlegen müssen, um die Kontrolle zu übernehmen, und diese Art von NATO-Waffen könnte dem Personal und der Ausrüstung der IDF großen Schaden zufügen.

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Mainstream-Kommentatoren mit einiger militärischer Erfahrung haben darauf hingewiesen, dass ein Angriff wie dieser eine lange Vorbereitungszeit benötigt haben muss, vielleicht sogar ein Jahr. Es stellt sich also die Frage: Warum gerade jetzt?

Ein Hinweis, der von Kommentatoren erwähnt wird, ist, dass der Angriff kurz nach den jüdischen Hohen Feiertagen stattfand. Das könnte ein Hinweis sein, wenn wir bedenken, dass dieser Hamas-Angriff die größte Bedrohung für die israelische Sicherheit seit dem Jom-Kippur-Krieg 1973 darstellt, der auch deshalb so verheerend war, weil die israelischen Geheimdienste ihn nicht kommen sahen.

Ich glaube jedoch, dass der Zeitpunkt aus einem ganz anderen Grund gewählt wurde, der rein geopolitischer Natur ist: Der Anschlag wurde inszeniert, um die laufende Annäherung zwischen Saudi-Arabien und Israel unter der Leitung von Washington zu stören. Sollte es den Parteien gelingen, ein Abkommen über die Normalisierung der Beziehungen zu schließen, würde dies alle Hoffnungen der Palästinenser auf die Unterstützung ihrer arabischen Brüder in der Region bei der Verwirklichung ihrer politischen Ambitionen auf Staatlichkeit gefährden. In der Zwischenzeit würde sich im Falle eines saudi-israelischen Abkommens das Machtgleichgewicht in der Region zwischen Iran und Saudi-Arabien deutlich zu Gunsten der Saudis verschieben, da die Bedingungen, die sie mit Washington für einen Frieden mit Israel aushandelten, die Erklärung eines formellen Sicherheitsabkommens mit den Vereinigten Staaten und den Zugang zu amerikanischer Nukleartechnologie bis hin zur Anreicherung von Uran einschlossen. Mit anderen Worten, die Saudis würden den derzeitigen iranischen Vorteil, nur eine Haaresbreite vom Besitz von Bomben entfernt zu sein, einholen.

Unter den gegenwärtigen Bedingungen eines totalen Krieges Israels gegen die Hamas und der Aussicht auf einen blutigen Einmarsch der israelischen Verteidigungsstreitkräfte in den Gazastreifen ist es für Saudi-Arabien undenkbar, die Beziehungen zu normalisieren. Dies bedeutet, dass der Außenpolitik der Regierung Biden ein schwerer Schlag versetzt worden ist. Dieses Scheitern kommt zu dem Fiasko des Afghanistan-Abzugs hinzu. Der Nettoeffekt wird sich nicht nur im Wahlkampf um die Präsidentschaft im Herbst bemerkbar machen, sondern auch unmittelbar, da er die Position des Präsidenten in den laufenden Auseinandersetzungen mit dem Kongress über den Haushalt 2024 und insbesondere über die Finanzierung der Ukraine schwächt. Wenn die Behauptungen, dass NATO-Waffen über die Ukraine in die Hände der Hamas gelangt sind, zutreffen, dann werden die Folgen unkontrollierter Waffenlieferungen an Kiew für jedermann sichtbar sein.

Misserfolg erzeugt Misserfolge, und man kann diese neue Nahost-Politik von Biden, Blinken und Sullivan nicht mit Lippenstift beschönigen.

Il devastante attacco di ieri a Israele da parte di Hamas e la dichiarazione di guerra da parte di Israele sono ovviamente le notizie principali dei media occidentali oggi. I commenti della CNN, Euronews e della BBC sono interessanti e il loro tono ben diversi da quello dei commenti cui ci hanno abituato in merito alla guerra in Ucraina. Commenti che mi colpiscono non solo perché meno si conosce una cosa, più è facile prendere sul serio quello che il mainstream ci passa. Ma perché quello che leggo dei fallimenti dell’intelligence israeliana sembra sensato, credibile.

Oggi mi sono azzardato a dire qualche parola sul conflitto alla televisione indiana WION, perché mi è stata data l’opportunità di parlarne in prospettiva geopolitica, cosa che ha ricevuto relativamente poca attenzione sul mainstream occidentale.

Ci sono, tra l’altro, due segnali che giustificano un’interpetazione geopolitica di quanto e’ successo. La notizia che il capo della Lega Araba è volato oggi a Mosca per colloqui con il Ministro degli Esteri Lavrov. E la dichiarazione di un funzionario del Donbas, regione controllata dalla Russia, secondo cui le armi della NATO consegnate all’inizio dell’anno all’Ucraina sarebbero state vendute e probabilmente utilizzate contro Israele. Questo riporta alla mente le osservazioni di Benjamin Netanyahu dello scorso luglio, secondo cui i palestinesi si sarebbero procurati armi anticarro, presumibilmente giavellotti, dagli ucraini. Il che non è irrilevante, perché gli israeliani dovranno spostare mezzi blindati nella Striscia di Gaza per prenderne il controllo della situazione, e perche’ questo tipo di armamento NATO potrebbe infliggere ingenti danni al personale e alle attrezzature dell’Iesercito israeliano.

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Tra i commentatori dei fatti di ieri che hanno esperienza militare hanno sottolineato che un attacco come questo deve aver richiesto una lunga preparazione, forse un anno. E allora la domanda sorge spontanea: perché proprio ora?

Alcuni di loro hanno fatto notare la coincidenza dell’attacco con le festività ebraiche. Il che ovviamente ricorda la scelta dei giorni dello Yom Kippur nel 1973, una guerra che face gravi danni a Israele. Anche allora si parlo’ dell’ncapacità dell’intelligence israeliana di prevederla.

Personalmente ritengo che la tempistica sia stata guidata da qualcosa di completamente diverso, e di natura puramente geopolitica: l’attacco è stato inscenato per interrompere il riavvicinamento in corso tra Arabia Saudita e Israele sotto la guida di Washington. Se le parti riuscissero a concludere un accordo sulla normalizzazione delle loro relazioni, questo metterebbe a repentaglio le speranze dei palestinesi di avere il sostegno dei loro fratelli arabi nella regione per realizzare le loro ambizioni e creare uno stato palestinese. Nel frattempo, se dovesse esserci un accordo saudita-israeliano, l’equilibrio di potere nella regione tra l’Iran e l’Arabia Saudita si sposterebbe significativamente a favore dei sauditi, poiché le condizioni che stavano negoziando con Washington per fare la pace con Israele includono la dichiarazione di un trattato formale di sicurezza con gli Stati Uniti e l’accesso alla tecnologia nucleare americana, comprese le tecnologie di arricchimento dell’uranio. In altre parole, i sauditi potrebbero essere vicini a possedere bombe nucleari, e quindi a ridurre se non eliminare il vantaggio di cui al moment ancora gode ancora l’Iran nella regione.

Nelle attuali condizioni di guerra totale da parte di Israele contro Hamas e con la prospettiva di una sanguinosa incursione a Gaza da parte della Forza di Difesa israeliana, è impensabile che l’Arabia Saudita proceda alla normalizzazione delle relazioni con Israele. Il che significa che l’attacco di Hamas ha inferto un duro colpo alla politica estera dell’amministrazione Biden. Questo fallimento si aggiunge al fiasco del ritiro dall’Afghanistan. L’effetto netto non si farà sentire solo quando la campagna elettorale per la presidenza prenderà il via nel corso dell’autunno, ma si farà sentire subito nella misura in cui indebolirà la mano del Presidente nel braccio di ferro in corso con il Congresso sul bilancio 2024 e in particolare sui finanziamenti all’Ucraina. Se le accuse che le armi della NATO sono arrivate nelle mani di Hamas attraverso l’Ucraina, allora le conseguenze di una consegna incontrollata di armi a Kiev saranno sotto gli occhi di tutti.

I fallimenti generano fallimenti, e sarà difficile trovare il modo di nascondere il fallimento della politica mediorientale di Biden, Blinken e Sullivan.

La guerre israélienne contre le Hamas dans une perspective géopolitique

L’attaque dévastatrice du Hamas contre Israël hier et la déclaration de guerre totale d’Israël ont été les principaux sujets d’actualité dans les médias occidentaux aujourd’hui. Certains des propos tenus par les responsables de CNN, Euronews et la BBC sont perspicaces et précieux, bien plus que leurs commentaires sur la guerre en Ukraine, qui est mon principal sujet d’intérêt. Je pense que je suis impressionné non seulement parce que moins on en sait sur un sujet donné, plus il est facile de prendre au sérieux ce que le courant dominant présente. Non, ce que j’ai entendu sur les échecs des services de renseignement israéliens sur ces chaînes est logique et semble crédible.

J’ai osé dire quelques mots sur le conflit à la télévision indienne WION plus tôt aujourd’hui, car j’ai eu l’occasion d’en parler d’un point de vue géopolitique, qui a reçu relativement peu d’attention de la part du courant dominant occidental. Le lien vers cette interview sera publié ci-dessous dès qu’il sera disponible.

Il y a d’ailleurs deux éléments qui justifieraient que l’on réfléchisse davantage à la perspective géopolitique. Le premier est la nouvelle selon laquelle le chef de la Ligue arabe s’est envolé aujourd’hui pour Moscou afin de s’entretenir avec le ministre des Affaires étrangères Lavrov. L’autre est la déclaration d’un responsable du Donbass, contrôlé par la Russie, selon laquelle les armes de l’OTAN livrées à l’Ukraine au début de l’année ont été revendues et sont probablement utilisées contre Israël dans le cadre de la guerre qui se déroule actuellement dans cette région. Cela rappelle les remarques de Benjamin Netanyahu en juillet dernier, selon lesquelles les Palestiniens étaient connus pour s’être procuré des armes antichars, vraisemblablement des Javelins, auprès des Ukrainiens. Ce n’est pas sans importance, car les Israéliens devront faire entrer des blindés dans la bande de Gaza pour en prendre le contrôle et ce type d’armement de l’OTAN pourrait infliger d’importants dégâts au personnel et à l’équipement des FDI.

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Les commentateurs classiques ayant une certaine expérience militaire ont souligné qu’une attaque comme celle-ci a dû être préparée de longue date, peut-être même pendant un an. La question se pose donc : pourquoi maintenant ?

L’un des indices mentionnés par les commentateurs est que l’attaque a eu lieu juste après les jours saints juifs. Ce pourrait être un indice si l’on considère que cette attaque du Hamas constitue la plus grande menace pour la sécurité d’Israël depuis la guerre du Kippour en 1973, qui a également été si préjudiciable parce que les services de renseignement israéliens n’ont pas su la voir venir.

Toutefois, je pense que le choix du moment était motivé par quelque chose d’entièrement différent, qui relève purement du domaine de la géopolitique : l’attentat a été organisé pour perturber le rapprochement en cours entre l’Arabie saoudite et Israël sous la direction de Washington.  Si les parties parvenaient à conclure un accord sur la normalisation des relations, cela mettrait en péril tous les espoirs des Palestiniens de bénéficier du soutien de leurs frères arabes dans la région pour réaliser leurs ambitions politiques de création d’un État. Entre-temps, si un accord israélo-saoudien devait être conclu, l’équilibre des forces dans la région entre l’Iran et l’Arabie saoudite changerait considérablement en faveur des Saoudiens, puisque les conditions qu’ils négociaient avec Washington pour faire la paix avec Israël comprenaient la déclaration d’un traité de sécurité formel avec les États-Unis et l’accès à la technologie nucléaire américaine jusqu’à l’enrichissement de l’uranium. En d’autres termes, les Saoudiens se rapprocheraient de l’avantage actuel de l’Iran, qui n’est qu’à un cheveu de posséder des bombes.

Dans les conditions actuelles de guerre totale d’Israël contre le Hamas et la perspective d’une incursion sanglante dans Gaza par les forces de défense israéliennes, il est impensable que l’Arabie saoudite procède à la normalisation de ses relations. Cela signifie, en effet, qu’un coup sérieux a été porté à la politique étrangère de l’administration Biden. Cet échec vient s’ajouter au fiasco du retrait d’Afghanistan. L’effet net ne se fera pas seulement sentir lorsque la campagne électorale pour la présidence commencera plus tard cet automne, mais il se fera sentir immédiatement dans la mesure où il affaiblira la main du président dans son bras de fer actuel avec le Congrès sur le budget 2024 et en particulier sur le financement de l’Ukraine. Si les allégations selon lesquelles des armes de l’OTAN sont arrivées entre les mains du Hamas via l’Ukraine se confirment, les conséquences d’une livraison incontrôlée d’armes à Kiev seront exposées au grand jour.

L’échec engendre l’échec, et on ne peut pas maquiller de rouge à lèvres ce nouveau cochon de la politique moyen-orientale de Biden, Blinken et Sullivan.