Translations of “Russia and the military putsch in Niger”

Translations below into Italian (Weber Potsie), German (Andreas Mylaeus) and French (Youri)

La Russia e il putsch militare in Niger

L’edizione di questa sera di Sixty Minutes (un popolare programma tv russo) ha offerto un’interessante prospettiva sul putsch militare in Niger: ovvero che  rappresenta l’applicazione  dei principi dell’anticolonialismo che sono stati il tema principale del vertice Russia-Africa appena concluso a San Pietroburgo. Quello che non hanno detto, ma che considererò qui, è se c’è qualcosa di più di una semplice idea coltivata in Russia per spiegare quello che sta succedendo oggi in Niger e nei suoi vicini. C’è per caso qualche “manina”coinvolta nel putsch?

Andiamo per ordine: un’unità militare in Niger ha messo agli arresti domiciliari il presidente filo-occidentale legittimamente eletto, Mohamed Bazoum. Ed è’ in corso un’epurazione dei suoi sostenitori che fanno parte del governo. Le manifestazioni di piazza nella capitale nigerina vengono fatte vedere dalla televisione russa e denunciano i francesi. Si vedono tra la folla dei manifesti pro-Putin.

Nel frattempo i leader del colpo di Stato accusano la Francia, ex potenza coloniale, di complottare il loro rovesciamento. L’esportazione di uranio, il principale bene strategico che lega la Francia a questo Paese, è stata sospesa.

Si dà il caso che il Niger rappresenti il 5% della produzione mondiale di uranio e una percentuale molto più alta, forse il 50%, del fabbisogno francese per le sue centrali nucleari. Questo da ai fatti che stanno accadendo in Niger  un’importanza paneuropea, data la posizione chiave che la Francia occupa nella produzione di energia elettrica in Europa. La società francese che gestisce le miniere di uranio continua a ripetere che rimarrà nel paese, ma è difficile credere a queste parole. Cittadini francesi, tedeschi, americani e altri espatriati occidentali sono stati già evacuati dal Niger.

Alla notizia della sospensione delle esportazioni di uranio, i prezzi dell’uranio grezzo sul mercato mondiale sono aumentati di diversi punti percentuali [NDT: l’uranio non è un metallo quotato]. Secondo analisti occidentali, Francia e Europa hanno riserve di uranio sufficienti a coprire il fabbisogno di energia elettrica nel breve termine. Ma a medio e lungo termine la situazione diventa più problematica. Si tratta di capire se l’Europa può e vuole applicare sanzioni all’uranio e alle barre nucleari russe ancora non sottoposte a sanzioni.

Un paio di giorni fa, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, guidata dalla Nigeria, ha chiesto il ripristino delle autorità costituzionali in Niger entro una settimana, minacciando di intervenire con la forza se necessario.  Questo ha spinto i vicini del Niger, Mali e Burkino Faso, a mandare un avvertimento all’ECOWAS [https://ecowas.int] e qualsiasi altro Paese che  pensasse di intervenire in Niger, che sono pronti ad intervenire in difesa dei leader del putsch. Le forze militari di questi due Paesi non sono trascurabili.

Il Financial Times parla del Mali e del Burkino Faso nei soliti termini ideologici di autocrazia verso democrazia: entrambi i Paesi, ricorda il FT, hanno leaders saliti al potere con colpi di Stato. Ma è solo questione di giorni prima che il FT si accorga di quello che ha sotto il naso: sia il Mali che il Burkino Faso hanno stretti rapporti con la Russia e sono in sintonia con il messaggio anticoloniale proveniente dal Cremlino.

L’anno scorso il Mali ha cacciato le forze di sicurezza francesi e le ha sostituite con mercenari del Gruppo Wagner. La scorsa settimana il Burkina Faso è stato dichiarato uno dei cinque Paesi africani più bisognosi e quello che riceverà  gratuitamente tra le 25-50 mila tonnellate di grano russo.

Quindi, anche se la Russia vanta ben pochi investimenti economici e scambi commerciali con l’Africa rispetto all’Europa, sta giocando la partita molto bene considerando il suo modesto potere geopolitico, senza peraltro parlare dei suoi ambiziosi piani di proiezione del Soft Power delineati al vertice di Pietroburgo.

Per concludere, vale la pena ricordare che i media russi oggi parlano anche dell’avvio di negoziati con diversi Stati nordafricani che hanno partecipato al vertice con l’obiettivo di accordi di libero scambio.  E Washington spera ancora di isolare la Russia?  Illusioni.

Russland und der Militärputsch in Niger

Die heutige Abendausgabe von Sechzig Minuten bot eine interessante Perspektive auf den Militärputsch in Niger: dass er direkt aus den Grundsätzen des Antikolonialismus folgte, die das übergeordnete Thema des gerade abgeschlossenen Russland-Afrika-Gipfels in St. Petersburg waren. Was sie nicht sagten, was ich aber hier in Betracht ziehen möchte, ist die Frage, ob es mehr als nur eine Idee ist, die in Russland gepflegt wird, um zu erklären, was heute in Niger und seinen Nachbarländern vor sich geht. Gibt es eine helfende Hand?

Erinnern wir uns daran, dass eine Militäreinheit in Niger den gewählten pro-westlichen Präsidenten Mohamed Bazoum unter Hausarrest gestellt hat. Eine Säuberung seiner Anhänger in der Regierung ist im Gange. Im russischen Fernsehen werden Straßendemonstrationen in der nigrischen Hauptstadt gezeigt, bei denen die Franzosen verurteilt werden. Einige tragen Pro-Putin-Plakate.

Unterdessen beschuldigen die Anführer des Putsches die ehemalige Kolonialmacht Frankreich, ihren Umsturz zu planen. Die Ausfuhr von Uran, dem wichtigsten strategischen Rohstoff, der Frankreich an das Land bindet, wurde ausgesetzt.

Niger deckt 5 % des weltweiten Uranangebots ab und liefert einen weitaus höheren Anteil, vielleicht 50 % des französischen Bedarfs für seine Kernkraftwerke. Angesichts der Schlüsselposition, die Frankreich bei der Stromerzeugung aus Kernbrennstoffen in Europa insgesamt einnimmt, ist dies von gesamteuropäischer Bedeutung. Auch wenn das französische Unternehmen, das die Uranminen betreibt, darauf besteht, dass es weitermacht, sind dies möglicherweise nur mutige Worte. Französische, deutsche, amerikanische und andere westliche Staatsbürger werden derzeit aus Niger evakuiert.

Auf die Nachricht von der Aussetzung der Uranexporte hin stiegen die Weltmarktpreise für Rohuran um mehrere Prozent. Westliche Analysten haben erklärt, dass Frankreich und Europa über genügend Uranreserven verfügen, um den Stromerzeugungsbedarf kurzfristig zu decken. Mittel- und langfristig wird dies jedoch problematischer. Und es stellt sich die Frage, ob Europa Sanktionen gegen das noch nicht sanktionierte russische Uran und die Kernbrennstäbe für Kraftwerke verhängen kann und will.

Vor einigen Tagen forderte die Wirtschaftsgemeinschaft Westafrikanischer Staaten (ECOWAS) mit Nigeria an der Spitze die Wiedereinsetzung der verfassungsmäßigen Behörden in Niger innerhalb einer Woche und drohte, notfalls mit Gewalt einzugreifen. Dies veranlasste Nigers Nachbarländer Mali und Burkina Faso, die ECOWAS und alle anderen Länder, die eine Intervention in Niger in Erwägung ziehen, zu warnen, dass sie die Anführer des Putsches verteidigen würden. Die militärischen Kräfte dieser beiden Länder sind nicht unbeträchtlich.

Die Financial Times spricht von Mali und Burkina Faso aus dem ideologischen Blickwinkel von Autokratie versus Demokratie: Beide Länder, so erinnert die FT, haben ebenfalls Führer, die durch einen Staatsstreich an die Macht gekommen sind. Es ist jedoch nur eine Frage von Tagen, bis die FT sieht, was wir vor unserer Nase haben: Sowohl Mali als auch Burkina Faso haben enge Beziehungen zu Russland und sind gut auf die antikoloniale Botschaft aus dem Kreml eingestimmt.

Mali hat im vergangenen Jahr die französischen Sicherheitskräfte aus dem Land gejagt und durch Söldner der Wagner-Gruppe ersetzt. Burkina Faso wurde letzte Woche als eines der fünf bedürftigsten afrikanischen Länder genannt, das zwischen 25.000 und 50.000 Tonnen russischen Weizens kostenlos erhalten wird.

Auch wenn Russland im Vergleich zu Europa nur geringe wirtschaftliche Investitionen und Handelsbeziehungen mit Afrika unterhält, so ist es doch im geopolitischen Machtspiel weit über seinem Gewicht, noch bevor es seine ehrgeizigen, auf dem Gipfel vorgestellten Pläne für Soft Power Projection umsetzt.

Abschließend sei noch erwähnt, dass in den russischen Nachrichten heute auch von der Aufnahme von Verhandlungen mit mehreren nordafrikanischen Staaten, die am Gipfel teilnahmen, über Freihandelsabkommen die Rede ist. Und hofft Washington immer noch darauf, Russland zu isolieren? Das sind rein wahnhafte Bestrebungen.

La Russie et le putsch militaire au Niger

L’édition de ce soir de Sixty Minutes a offert une perspective intéressante sur le putsch militaire au Niger : celui-ci découle directement des principes de l’anticolonialisme qui étaient le thème principal du sommet Russie-Afrique qui vient de s’achever à Saint-Pétersbourg. Ce qu’ils n’ont pas dit, mais que j’examinerai ici, c’est si l’on peut expliquer ce qui se passe aujourd’hui au Niger et chez ses voisins par autre chose qu’une simple idée développée en Russie. Y a-t-il une main tendue ?

Rappelons qu’une unité militaire du Niger a assigné à résidence le président pro-occidental élu, Mohamed Bazoum. Une purge de ses partisans au sein du gouvernement est en cours. La télévision russe montre des manifestations de rue dans la capitale nigérienne dénonçant les Français. Certains portent des affiches pro-Poutine.

Pendant ce temps, les dirigeants du coup d’État accusent l’ancienne puissance coloniale, la France, de comploter leur renversement. Les exportations d’uranium, principal produit stratégique qui lie la France à ce pays, ont été suspendues.

Le Niger représente 5 % de l’offre mondiale d’uranium et un pourcentage beaucoup plus élevé, peut-être 50 %, des besoins de la France pour ses centrales nucléaires. Cela revêt une importance paneuropéenne étant donné la position clé qu’occupe la France dans la production globale d’électricité à partir de combustibles nucléaires en Europe. Bien que la société française qui exploite les mines d’uranium insiste sur le fait qu’elle restera en place, il ne s’agit peut-être que de belles paroles. Des expatriés français, allemands, américains et d’autres pays occidentaux sont actuellement évacués du Niger.

À l’annonce de la suspension des exportations d’uranium, les prix mondiaux de l’uranium brut ont augmenté de plusieurs pour cent. Selon les analystes occidentaux, la France et l’Europe disposent de réserves d’uranium suffisantes pour couvrir les besoins de la production d’électricité à court terme. Toutefois, à moyen et long terme, cela devient plus problématique. La question est de savoir si l’Europe peut et veut appliquer des sanctions à l’uranium et aux barres de contrôle nucléaires russes destinés aux centrales électriques, qui n’ont pas encore été sanctionnés.

Il y a quelques jours, la Communauté économique des États de l’Afrique de l’Ouest, dirigée par le Nigeria, a exigé que les autorités constitutionnelles soient rétablies au Niger dans un délai d’une semaine, menaçant de recourir à la force si nécessaire. Les pays voisins du Niger, le Mali et le Burkina Faso, ont alors averti la CEDEAO et tous ceux qui envisageraient d’intervenir au Niger qu’ils prendraient la défense des putschistes. Les forces militaires de ces deux pays ne sont pas négligeables.

Le Financial Times parle du Mali et du Burkina Faso dans l’optique idéologique de l’autocratie contre la démocratie : les deux pays, nous rappelle le FT, ont également des dirigeants qui sont arrivés au pouvoir par un coup d’État. Cependant, ce n’est qu’une question de jours avant que le FT ne voie ce que je suis en train de mettre sous notre nez : tant le Mali que le Burkina Faso entretiennent des relations étroites avec la Russie et sont bien au fait du message anticolonialiste émanant du Kremlin.

L’année dernière, le Mali a chassé les forces de sécurité françaises et les a remplacées par des mercenaires du groupe Wagner. Le Burkina Faso a été désigné la semaine dernière comme l’un des cinq pays africains les plus démunis qui recevront gratuitement entre 25 000 et 50 000 tonnes de blé russe.

Ainsi, même si les investissements économiques et les échanges commerciaux de la Russie en Afrique sont dérisoires par rapport à ceux de l’Europe, elle pèse lourd dans le jeu de la puissance géopolitique, avant même d’avoir mis en œuvre ses plans ambitieux de projection de la puissance douce (soft power), tels qu’ils ont été exposés lors du sommet.

Pour conclure, il convient de mentionner que la presse russe parle aujourd’hui du début des négociations avec plusieurs États d’Afrique du Nord qui ont participé au sommet en vue de conclure des accords de libre-échange. Washington espère-t-il toujours isoler la Russie ? Il s’agit là d’aspirations purement illusoires.